La collezione Al Thani
Dal 9 Settembre scorso e per la prima volta in Italia viene presentata al Palazzo Ducale di Venezia la prestigiosa e celebre mostra dedicata alle gemme e ai gioielli indiani, dal XVI al XX secolo, appartenenti alla Collezione Al Thani.
Da Tamerlano ai grandi maharajà
Oltre 270 oggetti esposti ci raccontano cinquecento anni di storia dell’arte orafa legata, per origine o ispirazione, al subcontinente indiano. Si tratta di un viaggio affascinante attraverso cinque secoli di pura bellezza e maestria artigiana. Dai discendenti di Gengis Khan e Tamerlano ai grandi maharaja che, nel XX secolo, commissionarono alle celebri maison europee – Cartier al primo posto – gioielli d’inarrivabile bellezza e straordinaria modernità.
L’India e le pietre preziose
Fin dall’antichità l’India è stata una terra ricca di Pietre Preziose e patria di una tradizione orafa di estrema raffinatezza. Da sempre gli indiani apprezzavano gemme e pietre preziose. Scrittori come Varahmihir in “Vrihat Samhita”, Vagbhatt in “Ras Ratna Samuchchaya”, Thakkar Pheru in “Ratna Pariksha” discussero numerosi argomenti riguardanti le gemme millenni addietro. Gli indiani utilizzavano le pietre non solo per scopi ornamentali, ma come rimedi medicinali. Le tecniche kundan e gli smalti (minakari in Hindi) furono una creazione degli orafi indiani in epoca antica.
Il metodo Kundan
Il metodo tradizionale kundan é usato sia per intarsiare la superficie di Pietre. Dopo aver disegnato il motivo decorativo prescelto, tradizionalmente un arabesco o figure simboliche e propiziatorie, l’artigiano inizia ad incidere la superficie del gioiello. L’abilità degli smaltatori (Minakar in Hindi) si espresse, e si esprime tutt’oggi, nell’accuratezza d’esecuzione e nella scelta del disegno, ispirato a miniature Moghul raffiguranti arabeschi, divinità o coppie principesche incorniciate da fiori e uccelli.
I rajas e Sir Thomas Roe
Molti furono i gioiellieri che all’inizio del‘900 si recarono “nella terra dei leggendari tesori” per comprare gemme e preziosi manufatti. Iniziarono ad intrattenere rapporti diretti con i numerosi Rajas, loro potenziali clienti. In quegli anni l’impero Britannico delle Indie continuava ad essere un’inesauribile riserva di stimoli e di meraviglie. Più di 130 principi possedevano ancora sbalorditive collezioni di gioielli antichi.
Sir Thomas Roe fu il primo ambasciatore inglese (1615-1619) presente alla corte del Gran Mogol. In una sua lettera al principe Carlo (il futuro Re Carlo I), del 30 ottobre 1616, parla dell’imperatore Jahangir: “Riguardo ai gioielli (una delle sue passioni), è un vero tesoro, compra tutto quello che trova e ammassa le pietre preziose come se preferisse accumularle piuttosto che indossarle”.
I gioielli nelle celebrazioni
Di quell’epoca lontana, apogeo del savoir-faire degli orafi indiani ci sono rimasti dei gioielli di una estrema raffinatezza e incredibilmente preziosi. Questi gioielli sono stati conservati durante secoli dalle famiglie regnanti, ed esibiti in occasione di cerimonie particolari, come i matrimoni… Le celebrazioni delle nozze durano vari giorni: il fasto dei gioielli cresce con il progredire dei riti. I gioielli non vengono indossati solo dalle donne, ma anche dagli uomini. Anzi questi ultimi spesso portano dei monili perfino più preziosi di quelli de loro compagne!
Composizione dei gioielli
Gli orafi usavano dell’oro massiccio e tempestavano il gioiello di pietre pregiatissime all’epoca: gli Smeraldi della Colombia (della miniera di Muzo), i Rubini di un rosso intenso delle miniere birmane (Mogok), gli Zaffiri di un blu profondo dello Sri-Lanka e le Perle del Golfo persico.
Per quanto riguarda i Diamanti, non dimentichiamo che l’India è stata fino agli inizi del XVIII secolo, con il Borneo, l’unico paese produttore di Diamanti del mondo. Le miniere di Golconda, oggi esaurite, hanno prodotto in quantità e in qualità dei diamanti che sono rimasti celebri: il Ko-I-Noor, il Regent, il Hope, il Gran Mogol, l’Orlov, e altri ancora, costituiscono ancora oggi il fior fiore dei più grandi tesori del mondo.
Lo Spinello era molto ricercato e usato dai Gran Mogol. Sugli spinelli del Badakhshan facevano incidere delle iscrizioni reali, secondo la tradizione dei loro antenati.
Lo sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani
La Collezione Al Thani offre l’opportunità al pubblico italiano di ammirare per la prima volta quasi trecento pezzi provenienti dalla preziosa collezione creata da Sua Altezza lo sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar.
Nella cultura popolare, alcuni tipi di gioielli riflettono il rango, la casta, la terra d’origine, lo stato civile o la ricchezza di chi li indossa. Metalli e gemme preziose, del resto, venivano utilizzati anche nell’arredamento degli ambienti di corte, nella confezione degli abiti cerimoniali, delle armi e del mobilio. La mostra di Venezia rappresenta un incredibile viaggio nell’universo dell’oreficeria indiana dal XVI secolo ai nostri giorni.
La mostra
Questa esposizione è stata curata da Amin Jaffer, conservatore capo della collezione Al Thani e da Gian Carlo Calza, studioso di arte dell’Estremo Oriente mentre la direzione scientifica fu a carico di Gabriella Belli. La mostra continua fino al 03 Gennaio prossimo. Non perdete la opportunità di vedere questi meravigliosi tesori, nella cornice perfetta del Palazzo ducale di Venezia.