Colori. Colori. Colori. Non a caso ci troviamo nella terra carioca, la terra per eccellenza di colori e suoni, del samba e del calcio. Un mese in cui i riflettori resteranno puntati sugli stadi, sulle nazionali e sul Brasile che ospita la ventesima edizione del mondiale.
E sono proprio i colori a distinguere le varietá di una delle pietre piú preziose sul mercato: l´acquamarina. “Santa Maria”, di un blu intensamente profondo proveniente dalla miniera di Santa Maria de Itabira in Brasile; “Santa Maria Africana”, che proviene, invece, dal Mozambico nel continente africano; “Espirito Santo” dello stato Brasiliano di Santo Spirito, di un blu meno intenso e ancora “Martha Rocha”, altro splendido colore che, nel 1954 fu attribuito in onore di una bellissima regina brasiliana: nomi famosi, nomi originali, nomi fantasiosi per distinguere le diverse sfumature di acquamarina.
Ancora protagonisti sono i colori e i nomi stessi con cui vengono identificate le diverse sfumature, che evidenziano l’importanza del Brasile quale principale paese in cui si trovano i maggiori giacimenti da cui si estrae l’Acquamarina. La maggior parte dei cristalli grezzi sul mercato mondiale provengono dalle miniere di gemme di questo enorme paese Sudamericano: in particolare dallo stato di Minas Gerais, dove si trovano pietre con colori molto chiari.
E se é Brasile . . . non puó essere che acquamarina
Come é ben noto diamante, rubino, zaffiro e smeraldo sono considerate le pietre preziose per eccellenza.
Innanzitutto é bene fare una distinzione tra gemme e pietre preziose. Benché ad oggi i due vocaboli si equivalgano, occorre precisare che gemma non fa riferimento alla natura o al materiale utilizzato mentre pietra é associato all´aggettivo prezioso, che prevede una differenziazione tra pietre pregiate e meno pregiate. Per tale ragione i gemmologi utilizzano semplicemente il termine neutrale, se cosí si puó definire, di “pietra”.
Alle top-four, si sono aggiunte poi nel tempo , altre pietre che possono essere considerate altrettanto preziose e che hanno acuisito sempre maggior valore : l´ acquamarina ne é proprio un esempio. C´é chi la definisce sorella minore dello smeraldo, l´ acquamarina appartiene alla famiglia dei Berilli. É una pietra caratteristica per il suo colore che include le tonalità che vanno dall’azzurro acqua al turchese e la sua colorazione è dovuta dalla presenza di ioni estranei che caratterizzano il berillio dando luogo, appunto, a diverse varietà di colorazioni. Ha una durezza di 7 su 10 della scala Mohs e persino una brillantezza mozzafiato. É proprio la sua durezza a renderla molto resistente e a proteggerla dalla possibilitá di scheggiarsi. Il ferro è l’elemento che conferisce il classico colore dell’acquamarina: le sue sfumature di blu variano da un blu pallido, quasi trasparente fino al blu luminoso del mare. Conosciuta ed utilizzata dai Greci e dai Romani fin dal III° secolo a C., al pari di un amuleto, le venivano attribuite proprietà protettrici durante i viaggi in mare. Anticamente era annoverata fra le pietre sacre e sembra che papa Giulio II° ne avesse un esemplare di circa 5 cm. sulla sua tiara.
L´acquamarina é un minerale piramidale: i cristalli prismatici esagonali lunghi anche 30-40 cm spesso corrosi profondamente, talora sfumati in una colorazione lattea, hanno forma di prismi esagonali allungati ed il loro colore, secondo Plinio, riproduce quello del mare puro. Per valutarne la qualità i Romani usavano immergerle in mare per capire la loro preziositá: infatti solo le pietre che si confondevano con l´acqua del mare erano ritenute di pregio. Come giá menzionato é l’azzurro il colore per eccellenza di questa pietra, benché, essa presenti il fenomeno del pleocroismo: é in grado di acquistare diverse sfumature in base all’angolo di osservazione. Ed é inoltre in grado di scindere in due il raggio che l’attraversa. Tutti i migliori giacimenti si trovano appunto in Brasile.
L’acquamarina ha ottenuto sempre maggior successo in gioielleria per la sua notevole brillantezza e perché puó essere accostata a diversi tipi di materiali.
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